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Terminus:Rocznik VI (2004), zeszyt 1 (10)
Dział:rozprawy i przyczynki
Autorzy: Maria Maślanka-Soro 
Tytuł:Poetyka tragizmu w „Boskiej Komedii” Dantego. Tytuł dzieła a pierwiastek tragiczny
  
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Abstrakt

La poetica del tragico nella Commedia di Dante.
Parte I: Il titolo dell’opera e la sua componente tragica.

Il titolo del capolavoro di Dante fece riflettere gia alcuni suoi commentatori trecenteschi sul complesso problema dell’identita di un’opera cosi eccezionale che non si lascia facilmente inquadrare in un determinato genere letterario. Le spiegazioni che Dante stesso ne da nella Epistula XIII – la cui autenticita e, del resto, messa in dubbio – non sono soddisfacenti. La commedia come genere letterario vi e definita in base al modo in cui si sviluppa la narrazione poetica, la quale partendo da un inizio problematico arriva ad una lieta fine. Inoltre si ribadisce che lo stile piu appropriato per essa sarebbe quello “remissus” e “humilis”. Ed e proprio la questione dello stile dell’opera di Dante che “da sempre” ha sollevato discussioni. Appare, infatti, indubbio che in questo caso non si possa parlare di uno stile “umile”, ma piuttosto di un pluralismo stilistico, non solo per quanto riguarda il carattere essenzialmente diverso delle tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso), ma all’interno della stessa cantica. In particolare, negli episodi dell’Inferno il cui nucleo poetico si sviluppa intorno ad un personaggio “grande” e non privo di una certa nobilta, prevale decisamente lo stile “tragico” che mette in risalto la tragicita del personaggio stesso.

Uno dei commentatori trecenteschi, Benvenuto da Imola, e convinto che nella Commedia sia presente ogni genere di filosofia e che percio le si possa dare il nome sia di commedia che di tragedia o satira. Il migliore gli pare quell’ultimo e ne da anche una giustificazione: ”Unde, si quis velit subtiliter investigare, hic est tragedia, satyra, et comedia. [...] Satyra, idest reprehensoria; reprehendit enim mirabiliter et audacter omnia genera viciorum, nec parcit dignitati, potestati, vel nobilitati alicuius. Ideo convenientius possit intitulari satyra quam tragedia vel comedia”. Se si tiene conto del fatto che secondo Isidoro di Siviglia la satira sia da considerare come genere comico (uno dei due che egli descrive), e, inoltre, se si guarda allo stile di Giovenale (ben conosciuto da Dante), ricco sia di slanci “tragici” che “comici”, non e difficile capire, perche la commedia potesse passare nel medioevo per il piu “capiente” dei modi, atto ad esprimere ogni tipo di sentimenti, di imitare la realta nelle sue molteplici dimensioni, compresa quella tragica.